Se ne vanno sempre di più
Se ne vanno sempre di più, abbandonano le nostre belle valli per andare a lavorare all'estero. E così lentamente il nostro territorio si svuota, il tessuto produttivo non si rinnova. Settori produttivi importanti, anche legati al turismo hanno difficoltà a reperire mano d'opera locale specializzata.
Sono soprattutto giovani che portano all'estero le loro competenze, la loro voglia di fare, il loro coraggio. Certi lo fanno per la certezza di stipendi più adeguati, altri per migliorare le proprie competenze linguistiche, altri ancora semplicemente per provare un'esperienza di vita diversa.
Il problema che non tornano, che non riportano in valle le competenze rafforzate da importanti esperienze lavorative
Sono soprattutto giovani che si occupano di sanità, di servizi, di ristorazione, addetti al settore edilizio, ma anche idraulici, elettricisti, falegnami...
Gli ultimi dati anagrafici della provincia di Sondrio mostrano dati preoccupanti riguardanti il futuro delle nostre valli che lentamente si stanno trasformando in territori abitati solo da diversamente giovani.
Dal 2002 al 2022 la provincia, pur subendo un leggero aumento dei residenti (da 176.769 a 178.795) registra diminuzioni nell'età tra 0 e 14 anni (-12,7%), nell'età tra tra 15 e 64 (-6,4 %) e un notevole aumento nell'età oltre i 65 anni (+41%). I dati del 2023 segnalano poi 26.058 persone, circa il 14% del totale dei residenti, iscritte all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire), con un incremento del 15% in 4 anni (nel 2018 erano 23.731). Ovviamente non tutti lavoratori ma oltre il 60% hanno un'età inferiore ai 49 anni e comunque circa il 70% è in età lavorativa. tra i 15 e 64 anni.
A questi vanno aggiunti tutti i residenti in provincia di Sondrio che lavorano in Svizzera, i frontalieri, più di 8.000, il cui numero è in progressivo aumento proprio negli ultimi anni. Un esercito totale di circa 25.000 persone che hanno scelto di lavorare lontano da casa, una cifra importante che merita di essere maggiormente monitorata e soprattutto necessita di interventi politici per fermare l'emorragia e eventualmente per creare una controtendenza di ritorno.
Ultimamente la Regione Lombardia sta studiando iniziative interessanti, come la diminuzione delle distanze retributive attraverso sgravi fiscali per le aziende di confine. Operazione auspicabile e sicuramente utile, ma credo non risolutiva. Per le strutture ricettive e la ristorazione, non è solo la grande differenza delle retribuzioni che spinge i giovani a lasciare il territorio di appartenenza.
C' è anche il richiamo di una diversa qualità del lavoro che vede il rispetta dell'orario di lavoro contrattuale, la turnazione dei riposi anche nei giorni festivi, l'organizzazione del lavoro quotidiano non frammentato in turni che tengono i lavoratori "occupati" per 12 ore, il pagamento regolare degli straordinari. Caratteristiche dell'organizzazione del lavoro non sempre attuate in Italia.
Le nuove generazioni spesso mettono come prioritari nella scelta del loro lavoro il miglioramento della qualità della vita e soprattutto la possibilità di avere maggiore tempo libero da dedicare alle proprie passioni. Valori che potrebbero far mettere in secondo piano il forte divario retributivo derivante comunque da lunghe permanenze sulle strade svizzere.
Ma i giovani oggi, diversamente da quelli della mia generazione e delle precedenti, sentono meno il senso di appartenenza al luogo dove sono nati e cresciuti. Sono disincantati, forse per abitudine, dalla bellezza dell'ambiente, dal minor inquinamento, dalla tranquillità che li circonda, dall' attrattiva del vivere lento dei nostri paesi.
Occorre recuperare una cultura del territorio che le nuove generazioni purtroppo hanno perso. È importante convincerli a non abbandonare i propri paesi anche come atto d'amore per quel territorio, come riconoscenza alle generazioni passate che hanno sudato per uscire dalla miseria e per costruire paesi belli, da apprezzare per le caratteristiche ambientali, per l'alta qualità della vita che riescono ad offrire.
Solo la permanenza convita delle giovani generazioni può riuscire ad evitare lo spopolamento. Allora è fondamentale partire dalle famiglie, dalle scuole riportando la cultura del territorio nelle gite domenicali, tra i banchi scolastici. Sono necessarie innovative organizzazioni del lavoro, nuove politiche amministrative con il coinvolgimento attivo delle nuove generazioni nel governo dei nostro territorio per incentivare l'imprenditorialità giovanile. È necessario un dibattitto serio, un tavolo di confronto tra amministratori, associazioni delle varie categorie produttive, confederazioni sindacali, rappresentanze giovanili, per trovare nuove strategie per convincerli a rimanere.
Una presenza giovanile indispensabile che deve ritornare nei nostri paesi e che nel turismo minore potrebbe trovare nuove opportunità anche come integrazione di reddito familiare con servizi ricettivi in quei luoghi turisticamente meno vocati ma sicuramente ideali per chi ama la tranquillità, i colori autunnali e primaverili della natura, le passeggiate a piedi o in bicicletta lungo i tanti sentieri presenti, dove un clima favorevole ne permetterebbe la fruizione tutto l'anno.
Penso anche ad una possibile incentivazione del nuovo turismo dedicato a chi lavora in Smart working che proprio in questi paesi potrebbero trovare la tranquillità e il clima ideale. per un lavoro proficuo lontano dal traffico. Penso ad agevolazioni fiscali per incentivare pensionati stranieri a trasferirsi nella nostra provincia. Così case abbandonate opportunamente ristrutturate trasformate in bed & breakfast o in appartamenti da affittare potrebbero diventare un'occasione per riportare vitalità nei nostri paesi. Per valorizzare anche quell'agricoltura minore ancora presente grazie agli anziani residenti. Magari per riportare un piccolo negozio di vicinato, un bar, un luogo di aggregazione.
Perché l'intelligenza giovanile supportata da
progetti delle amministrazioni locali può sicuramente portare a valorizzare un
territorio minore con grosse potenzialità e diventare sempre meno la residenza
solitaria dei diversamente giovani.