La coltivazione dei cereali: una nuova opportunità per la Valtellina
Nel 1960 in provincia di Sondrio si coltivavano 1.600 ettari di segale, 2.000 di granoturco, 370 di frumento e 22 di orzo. La pubblicazione che riporta i dati (Sondrio in cifre, edita dalla Camera di Commercio, industria, artigianato e agricoltura, di Sondrio,1961) non cita ovviamente gli ettari di grano saraceno, considerato che questo veniva seminato dopo la mietitura della segale e prima della sua nuova semina regalando agili agricoltori valtellinese due raccolti in un anno sullo stesso terreno.
Dalla fine degli anni cinquanta la coltivazione di cereali per alimentazione umana inizia una lenta e poi forte diminuzione. Un abbandono generalizzato derivante da vari motivi: mancanza di convenienza economica, lenta scomparsa dei mulini, lungo tempo richiesto nelle operazioni colturali eseguite totalmente manualmente, la possibilità di acquistare pane fatto con farina industriale raffinata ad un prezzo conveniente, il desiderio di dimenticare in fretta il pane scuro che ricordava la guerra appena finita e la fame subita. Oggi (dati istat censimento agricolo) in provincia di Sondrio si coltivano: 25 ettari di segale/grano saraceno.
Eppure la coltivazione dei cereali di montagna potrebbe diventare nuovamente una risorsa importante per l'economia agricola della valle con produzioni uniche riservate a quella fetta di consumatori che ricercano prodotti salutari, sostenibili, legati anche ad una biodiversità territoriale. Una nuova opportunità per i giovani che desiderano lavorare in agricoltura senza grossi investimenti, utilizzando sistemi meccanizzati per tutte le operazioni colturali necessarie per la produzione di cereali e di grano saraceno.
Ci sono terreni abbandonati che potrebbero essere recuperati, c'è la possibile sostituzione di colture poco redditizie, c'è da ripensare alla vocazione zootecnica valtellinese sempre sbandierata come opportunità di reddito per i giovani, c'è sicuramente un mercato pronto per essere valorizzato partendo dai panifici, dai ristoranti, dalle pasticcerie, dal singolo consumatore che apprezza i prodotti di montagna, che è disposto a pagare di più per avere caratteristiche organolettiche migliori, apprezzandone anche le proprietà salutari. C'è sicuramente un grosso lavoro di marketing per proporre prodotti unici legati al territorio, rispettosi della salute dei consumatori, evidenziando il non utilizzo di fertilizzanti chimici, diserbanti, insetticidi chimici. E c'è una tradizione da salvare, da valorizzare anche attraverso una meccanizzazione che entrando nel processo produttivo non snatura la cultura cerealicola della Valtellina, ma sicuramente la valorizza.
La testimonianza
A sei anni guardava con curiosità i genitori lavorare nei campi di grano saraceno. Ricorda ancora i movimenti della mamma nell' utilizzare la falcetta, ricorda i covoni, la battitura a mano… Amante delle tradizioni non ha mai dimenticato quei fiorellini bianchi tendenti al rosa che fiorivano in settembre, tanto che a 20 anni decide di recuperare i terreni abbandonati dei genitori, ampliare la superficie ed arrivare a coltivare cinque ettari di grano saraceno, segale e altri cereali come orzo, granoturco e una varietà di frumento, il Fiorino Bio Suisse, una semente di frumento proveniente dalle Alpi Svizzere.
Lui è Andrea Fanchi, una tradizione familiare di cerealicoltura, uno dei primi a capire l'importanza del recupero dei campi di segale e grano saraceno. Presidente dell'Associazione per la coltura del grano saraceno di Teglio e dei cereali alpini tradizionali, unisce il suo impegno di coltivatore a quello di sostenitore e divulgatore della cultura cerealicola montana. Ma mette anche a disposizione il suo tempo libero per aiutare con la sua attrezzatura, mietitrebbia, mulino, i piccoli coltivatori che viceversa dovrebbero continuare con pratiche manuali e non avrebbero opportunità di trasformare il loro raccolto in farina.
L'Associazione si è costituita nel 2008, riunendo quei coltivatori che hanno mantenuto sementi e pratiche colturali relative alla coltivazione dei cereali valtellinesi. Un'associazione che cerca di sostenere, salvaguardare e incrementare la produzione di grano saraceno autoctono e altri grani locali anche attraverso iniziative divulgative e didattiche con lo scopo di far conoscere la storia della comunità rurale del passato e la realtà produttiva del presente.
"Perché in provincia di Sondrio" mi dice "la coltivazione dei cerali ha ancora un senso, potrebbe aumentare dando grandi soddisfazioni, i cereali di montagna hanno un valore aggiunto, hanno caratteristiche organolettiche diverse da quelli coltivati in pianura in maniera intensiva. Io oggi lavoro 5 ettari. Ho un'attrezzatura adeguata, trattore, aratro, mietitrebbia, essiccatoio, che mi permette di organizzare il ciclo produttivo come voglio dal seme alla farina.
Ho un mio mulino, dove macino a pietra, un sistema che valorizza i cereali, che non rovina il germe, che mantiene una parte della crusca, e quindi ne aumento il valore nutritivo. E poi macino durante tutto l'anno secondo le necessità dei clienti e propongo sempre farine fresche perché le caratteristiche organolettiche della farina appena macinata o macinata da poco è diversa da quella conservata. E allora è meglio conservare la granella e macinare un po' alla volta.
L'anno scorso ho prodotto 150 quintali di segale e 50 quintali di grano saraceno, oltre al frumento e al granoturco, tutto trasformato in 9 tipologie di farine che ho venduto direttamente a negozi, ai privati, a qualche ristorante. Lavoro da solo e mi ritengo soddisfatto anche dal punto di vista economico." Sorride e continua, "sicuramente non diventerò ricco, ma il lavoro mi piace. Potrebbe sicuramente piacere anche ai giovani che vogliono iniziare a lavorare in agricoltura, perché l'impegno economico per iniziare non è eccessivo, non richiede investimenti elevati come il comparto zootecnico. Ripeto, i cereali di montagna vanno valorizzati, soprattutto tenendo presente la biodiversità. Il comune di Teglio, ha sempre sostenuto economicamente i produttori di grano saraceno e negli ultimi anni ha anche investito in un progetto che aveva come obiettivo la ricerca di sementi autoctone, quelle che usavano i nostri nonni, quando Teglio in settembre era tutta in fiore. Una lunga ricerca, che ci ha permesso di selezionare un grano autoctono.
Abbiamo selezionato 19 varietà di grano saraceno da 19 produttori anche piccoli che coltivavano il loro campo per avere un po' di farina per uso familiare. Abbiamo fatto analizzare le sementi a alla fine abbiamo scelto il più autoctono che oggi è utilizzato da tutti i produttori di Teglio.
Ora stiamo lavorando su un disciplinare di produzione, per arrivare alla DECO (denominazione comunale) e pensiamo ad un marchio esclusivo per il grano saraceno di Teglio. Certo la resa per ettaro delle mie produzione è molto più bassa rispetto alle coltivazioni intensive di pianura, soprattutto del grano saraceno che arriva dall'estero, ma io non uso diserbanti, non uso fertilizzanti chimici. Qualche carro di stallatico, ma sparatutto, utilizzo gli scarti della vegetazione, la paglia. I miei cereali si potrebbero definire biologici, anche se non ho la certificazione. I consumatori capiscono, apprezzano, pagano volentieri di più rispetto ai prodotti industria, perché sanno che acquistano un prodotto unico, con sapori particolari, rispettoso dell'ambiente, realizzato da persone che credono nella valorizzazione di un territorio. Sono prodotti unici e come tali vanno apprezzati, per il loro valore nutritivo, rispettoso dell'ambiente ma anche perché mantengono in vita la biodiversità contadina che sta scomparendo."
"Na sleciada de camp de furmetùn "
La locandina diceva "Camminata tra i campi di grano saraceno in fiore", in realtà non solo una passeggiata, ma una narrazione lungo un percorso di diversi km ( 13 km e 18.510 passi, dati dell'App pedometro del cellulare) raccontata dal Pietro Roccatagliata accompagnato da Paolo Pedroli, ex vice sindaco del comune di Teglio che durante il suo mandato amministrativo, terminato da pochi mesi, si è sempre particolarmente impegnato nella valorizzazione del grano saraceno.
Un viaggio tra alcune frazioni di Teglio, ma soprattutto un viaggio nel tempo, dove il protagonista della storia era lui: il grano saraceno. Curiosità, aneddoti, raccontati dall'esperto Pietro, soste per ammirare alcuni campi fioriti della poligonacea coltivata per diversi secoli in provincia di Sondrio e soprattutto qui a Teglio. Soste per assistere a dimostrazioni di mietitura, trebbiatura e vagliatura del grano saraceno. Antichi attrezzi che per una mattina riprendono vita tra le mani esperte di anziani. I partecipanti guardano incuriositi Mario che muove il fièl (correggiato in italiano) antico attrezzo per battere la segale o altri cereali, un tempo costituito da due pezzi di legno. La curiosità si trasforma in desiderio di provare e i gesti precisi di Mario si trasformano in movimenti incerti e un po' maldestri. E poi tutti intorno alla trebbiatrice per vedere e toccare i granelli di grano saraceno. Gesti antichi che si mescolano ad odori sconosciuti di paglia battuta, di polvere che esce dalla trebbia.
Si riprende il cammino, verso la frazione di S.Rocco, ancora campi fioriti di grano saraceno. Ancora domande al paziente Pietro, ancora informazioni sul territorio, sulla viticoltura, attività agricola particolarmente presente in queste terre e finalmente il mulino Menaglio appare nella sua grandiosità ai partecipanti.
Qui altri volontari sono pronti a riceverci e a rispondere alle nostre ulteriori curiosità. Giancarla: l'esperta di storia del territorio del gruppo, la passione nell'informare, nel divulgare la cultura contadina cerealicola, il desiderio di rivedere altri campi di grano saraceno, di rivedere i colori estivi della segale in fiore e quelli autunnali del grano saraceno… "un tempo Teglio sembrava un giardino."
Un nuovo tuffo nel passato con la visita al piccolo ma interessante museo e finalmente seduti a tavola per l'abbondante pranzo preparato dai volontari. Polenta nera, polenta di granoturco rosso, salsiccia, formaggio, la fritula, dolci e naturalmente un bicchiere di vino Valtellina doc.
Dopo il caffè Mario ci chiama per la visita al mulino che per l'occasione è stato messo in funzione. Una foto all'acqua che fa girare la grande ruota e poi all'interno per vedere la macinazione e il funzionamento della pila, utilizzato per la decorticazione dell'orzo e delle castagne. E lì con curiosità abbiamo assistito al funzionamento della macina, al lento depositarsi della farina e della crusca, al tradizionale ciclo produttivo dei cereali di montagna che confluiva e terminava con il lavoro del mugnaio. Una cultura agricola valorizzata dai volontari dell'associazione che sperano ritorni ancora tra le frazioni di Teglio anche come nuova opportunità di lavoro.