La birra artigianale: una tradizione che ritorna
La birra, anzi le birre prodotte in provincia di Sondrio dai microbirrifici artigianali dislocati principalmente nella basa e media valle sono sempre più apprezzate dai turisti che frequentano le nostre valli. Prodotti che si possono definire ormai tipici di una provincia che è riuscita a recuperare una tradizione secolare. Sì perché, forse non tutti sanno, che già duecento anni fa in Valchiavenna si produceva un'ottima birra artigianale.
Siamo nel periodo in cui la Valchiavenna faceva parte del regno Lombardo-Veneto sotto l'Austria e mastri birrai austriaci scoprono che in questa valle ci sono condizioni ambientali particolarmente adatte per la produzione della birra: l'acqua, l'aria buona, ma soprattutto i crotti, luoghi ideali per la conservazione della birra. E così Chiavenna diventa un centro importante di produzione della bevanda. Nel 1850 a Chiavenna ci sono nove birrifici che producono il 20% della birra nazionale. Poi nei primi anni del novecento le varie fabbriche sono fuse nel birrificio Spluga che nel 1924 occupa 112 operai. La grande crisi del '29 spinge il Birrificio Spluga a diminuire sempre più la produzione fino a quando, nel 1957, gli azionisti decidono di chiudere definitivamente il birrificio. Lo storico birrificio è acquistato dalla Poretti che si impossessa del marchio (birra Splügen) ma chiude la birreria di Chiavenna, concentrando la produzione in provincia di Varese dove prende il nome di Splügen Bräu e Splügen Bock.
Lo storico birrificio è acquistato dalla Poretti che si impossessa del marchio (birra Splügen) ma chiude la birreria di Chiavenna, concentrando la produzione in provincia di Varese dove prende il nome di Splügen Bräu e Splügen Bock.
Per anni la produzione della birra nella nostra provincia viene dimenticata. Poi nel 1999 la produzione di birra in Valchiavenna ritorna grazie al mastro birraio chiavennasco Giandomenico Marocchi che apre un microbirrifico a Gordona (non lontano dalla fabbrica originale), ribattezzato Birrificio Spluga in ricordo della storica birreria della Valchiavenna. Nei 2000 nasce anche a Bormio la Birra Stelvio dei fratelli Tarantola titolari della Braulio.
Primi tentativi di riportare la birra artigianale in Valtellina, che vengono ripresi negli anni a seguire da alcuni giovani valtellinesi fino ad arrivare negli ultimi anni a rappresentare una realtà sempre più in espansione grazie anche alla nata associazione Beertellina e al suo presidente Simone Bracchi, che riesce a creare una rete importante fra tutti i birrifici del territorio riunendo tutti i dodici microbirrifici artigianali e beerfirm della Provincia di Sondrio.
7 birrifici artigianali con impianto: Birrificio 1816 – Livigno, Birrificio Reit – Bormio, Birrificio 1212 – Aprica, Birrificio Pintalpina – Chiuro, Birrificio Revertis – Caiolo, Birrificio Valtellinese – Berbenno di Valtellina. Birrificio Legnone – Dubino
e 5 Beerfirm che si appoggiano ai birrifici locali per brassare le loro ricette: Birra Zebrù – Bormio, Mieleria Moltoni – Villa di Tirano, Kanuf – Sondrio, Birra Tilium – Sondrio. Bira Dal Crot –
Oggi si calcolano numeri importanti, la produzione annua (anno 2022) ha infatti superato i 5mila litri, rispetto ai 4.500 del 2021 con un aumento di produzione del +11%. Un' imprenditorialità di giovani con un'età tra i 30 e 45 anni che amano la birra e che sanno anche raccontarla, farla apprezzare per un consumo consapevole.
Ed è proprio Simone a farmi notare, come ho precisato all'inizio di questo post che "… non possiamo parlare di birra, ma di birre, perché ogni prodotto è diverso dall'altro, stiamo parlando di birre artigianali, birre vive. Non filtrate, non pastorizzate e quindi non standardizzate. Dietro ogni cotta che si produce c'è passione, creatività, ricerca e selezione delle materie prime che le caratterizzano. Dietro ogni birra c'è una storia, uno studio, c'è il desiderio di produrre qualcosa di unico, di diverso, un prodotto con un carattere ben definito che fondamentalmente racchiude il carattere del mastro birraio. È una birra viva, vera che quando la bevi ti dà un'emozione particolare."
Ma la storia della birra valtellinese dell'ultimo periodo non è solo una crescita quantitativa, negli ultimi anni si caratterizza anche con una evidente crescita qualitativa, dimostrata dagli importanti riconoscimenti a livello sia nazionale che internazionale. Produttori locali quindi, ma con produzioni che, anche grazie all'azione di Beertellina, già da diversi anni varcano i confini provinciali, contribuendo alla promozione del nostro territorio, luogo di eccellenze agroalimentari.
E poi c'è la ricerca della introduzione di alcune materie prime locali. Il birrificio Pintalpina per esempio utilizza il mosto d'uva di Nebbiolo coltivato in terrazzamenti vicini per produrre la Càles, una segale autoctona per la produzione della Sumartì e piccoli frutti per le birre stagionali come la Murimani, una sorprendente Blanche al lampone fresco di coltura.
Il birrificio Revertis nella sua Mani di Fata rye IPA aggiunge segale biologica coltivata in Valtellina, Il nuovo birrificio Reit (vedi post dedicato) utilizza grano saraceno autoctono, Kanuf utilizza fiori di canapa coltivata in Valtellina e Moltoni addolcisce e profuma la sua birra con il miele.
Non manca neppure l'impegno delle istituzioni locali per promuovere l'utilizzazione di ingredienti del territorio. Va segnalata per esempio una sperimentazione nata da una convenzione tra ERSAF Lombardia, Provincia di Sondrio e Fondazione Fojanini per realizzare un campo di confronto varietale di luppolo a Piuro e creare sinergie tra tutti gli attori della filiera brassicola lombarda.
Un lavoro durato quattro anni che si è concluso con l'individuazione di alcune varietà particolarmente adatte alla coltivazione in montagna e utilizzate nella produzione di due birre locali presentate con successo alla manifestazione "Beerfort" svoltasi a Borgonovo di Piuro nel mese di luglio scorso " E questo" dicono i responsabili del progetto, " servirà sicuramente per stimolare altre iniziative che si concretizzeranno a breve come la coltivazione di cereali locali, realizzazione di appositi moduli per la tostatura del malto, al fine di arrivare ad ottenere una birra che sia totalmente locale"
L'associazione Beertellina intanto continua il suo impegno, facendo rete tra i soci produttori, favorendone la crescita, organizzando ad esempio gruppi di acquisto per abbattere i prezzi delle materie prime e dei beni di consumo e momenti di studio, degustazione e confronto tra birrai, promuovendo i singoli brand in eventi collettivi sia in Provincia che fuori attraverso degustazioni consapevoli e attente del prodotto artigianale. Senza dimenticare la promozione della birra artigianale valtellinese come prodotto molto versatile, che si abbina bene a diversi piatti della nostra tradizione… arrivando anche dove il vino non arriva. "È una bevanda "pop" popolare adatta a tutti e che ovviamente va apprezzata e degustata con l'attenzione e la consapevolezza che merita" mi dice convinto il presidente Simone.